Il caso GameStop: cosa è successo?
Se sei un fan di videogiochi, conoscerai sicuramente GameStop, uno dei più grandi rivenditori di videogame nuovi e usati. L’azienda statunitense ha più di 6.000 negozi in 17 paesi, ma ha anche una presenza online attraverso l’e-commerce e una rivista digitale per gamers. A gennaio, il valore delle sue azioni è salito alle stelle. Cosa è successo? In questo articolo vi parliamo del caso GameStop che ha fatto tanto discutere.
Le azioni di GameStop salgono in borsa
Se all’inizio dell’anno le azioni di GameStop non superavano i 17 dollari, nelle ultime settimane sono salite a 347 dollari, un aumento dell’860%. Tutti si chiedono cosa abbia causato questa improvvisa e impressionante impennata, che finora sarebbe stata possibile solo grazie all’intervento dei grandi della speculazione.
Invece, in questo caso il rialzo è avvenuto grazie all’azione di migliaia di piccoli investitori che, acquistando “option call” a prezzo fisso, hanno riscattato le sorti di GameStop e fatto uno smacco ai grandi di Wall Street. Proprio così, il merito sembra essere stato dei tanti trader amatoriali che, insieme su Reddit, hanno creato un’enorme rete capace di decretare il successo del titolo in borsa della catena di videogiochi.
Cos’è lo Short, la cosiddetta “posizione corta”
Il cuore di tutto il caso GameStop ha a che fare con lo short, in gergo “posizione corta“. Lo short è uno strumento finanziario per scommettere sulla perdita di valore di un titolo entro una certa data. “Prendere una posizione corta” significa vendere un’azione prima di comprarla effettivamente. In altre parole, l’azione viene presa in prestito da un broker, con l’obbligo di restituzione entro un periodo stabilito, ma nel frattempo viene venduta sul mercato.
Se, durante il periodo di prestito, l’azione scende così come auspicato dallo short seller, l’investitore realizza un profitto. Come? Riacquista l’azione ad un prezzo più basso e la riconsegna al proprietario iniziale. Il guadagno sta proprio nella differenza tra il prezzo iniziale e il prezzo finale di vendita. Se invece il valore dell’azione sale, lo short seller perde dei soldi perché da contratto si trova costretto a ricomprarla comunque e a restituirla al broker.
Un caso di Short Squeeze
Negli ultimi anni, le grandi società di investimento hanno sempre considerato le azioni di GameStop come il titolo perfetto per una posizione corta, ovvero per “vendere allo scoperto”, perché sicuri che il titolo fosse destinato a declinare e quindi a generare un profitto a loro favore. E per un po’ è stato così, hanno vantaggiosamente scommesso sul ribasso dell’azioni di GameStop. Fino a quando la situazione si è ribaltata, creando il cosiddetto fenomeno dello short squeeze: la ritirata da parte dei venditori allo scoperto. Favorita dall’attività di massa dei rialzisti amatoriali, la crescita del titolo di GameStop è stata tale da convincere i venditori allo scoperto a sospendere le loro scommesse ribassiste.
Il futuro di GameStop in borsa è incerto, ma per ora le sue azioni continuano a lievitare.
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