Come rendere scalabile un modello di business nel campo dell’efficientamento energetico? Finora non c’era mai riuscito nessuno, complici i ritorni sugli investimenti troppo lontani nel tempo e gli alti costi di realizzazione dei progetti, di fatto raggiungibili solo da aziende molto grandi. Il nodo è stato sciolto da Efforce, il progetto italiano che ha convinto Steve Wozniak, co-fondatore di Apple, a investirci.
Efforce, che cos’è
La chiave per la credibilità del progetto e la sua successiva scalabilità sta proprio nell’abbattere il tempo di ritorno degli investimenti per l’efficientamento energetico e rendere questi costosi progetti abbordabili ad una platea più vasta di imprese di dimensioni più piccole. Come ci riesce? Con la blockchain, con un valore di scambio, ovvero il token “WOZX”, e con un algoritmo in grado di trasformare la promessa di efficientamento energetico in valore.
Efforce, come funziona
Di fatto, Efforce è una webapp, un market-place fondato sulla blockchain. Ciò significa che qualsiasi utente può atterrare sulla piattaforma, iscriversi e acquistare i token “WOZX”. Cosa sono in definitiva questi token? Domanda lecita, alla quale rispondiamo con un esempio pratico. Per farlo, chiamiamo in causa il modello di business delle cosiddette “ESCo”, le Energy Service Company, ovvero quelle imprese che forniscono servizi tecnici, commerciali e finanziari per realizzare interventi di efficienza energetica. I costi degli interventi delle aziende ESCo sono inizialmente gratuiti per l’azienda cliente che paga con i soldi risparmiati in bolletta. L’azienda che ha effettuato l’intervento, però, per tornare ad investire dovrà attendere molto tempo, perché il rientro dell’investimento iniziale è diluito in anni. Qui si inserisce Efforce che calcola a monte dell’intervento il valore del risparmio generato e lo trasforma in un bene scambiabile, il WOZX. Tale valore serve all’azienda ESCo per ridurre i tempi di recupero del credito, e alle imprese clienti di finanziare interventi che altrimenti sarebbero irraggiungibili.
I token Wozx
In effetti fino a questo momento abbiamo descritto due dei stakeholder che compongono la catena di valore. Manca il terzo interessato, ovvero colui che, persona fisica o giuridica, acquista i token WOZX. Perché mai dovrebbe comprarli? Dalla vendita dei token WOZX l’azienda riesce a finanziare interventi di efficientamento energetico andando a risparmiare nel tempo sui costi di gestione. L’azienda ESCo riesce a portare a termine il progetto ricevendo il pagamento a stretto giro. Colui che ha acquistato i token WOZX emessi per quel progetto specifico, e quindi ne è titolare, vede incrementare il loro valore al crescere del risparmio energetico accumulato dall’azienda. Semplificando: se il risparmio energetico annuale per l’azienda fosse di 1000€ e ci fossero in circolazione 1000 “WOZX”, il singolo token aumenterebbe il suo valore di 1€ l’anno.
Chi c’è dietro a questo progetto
Steve Wozniak, ovviamente, nome di lusso che rafforza l’autorevolezza del progetto e l’affidabilità della promessa a clienti e investitori. Un nome che però si è aggiunto solo successivamente, convinto da un’idea nata da due menti italiane che l’hanno sviluppata a partire dal 2018: Jacopo Visetti e Jacopo Vanetti. Decennale esperienza nel mercato energetico e già co-founder di AitherCO2, il primo, premiato ingegnere informatico e imprenditore il secondo. Insieme, hanno dimostrato di saper guardare al futuro, imboccando una strada che, viste le premesse, non può che essere promettente e scalabile.
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