I robot sostituiranno l’uomo in molti lavori? In Europa una risoluzione del Parlamento chiede norme certe
I robot sono creature mitiche, figlie dell’immaginazione e dell’audacia dell’uomo, presenti da
sempre nelle culture umane: pensiamo al Golem ebraico o al Tulipak delle leggende canadesi. I robot sono sempre più importanti nella società contemporanea, soprattutto nel mondo del lavoro. In futuro in alcuni settori occupazionali la presenza dell’uomo non sarà più necessaria, perchè i robot saranno in grado di svolgere in totale autonomia compiti e mansioni.
Un grido d’allarme o una constatazione serena dei tempi che cambiano?
La parola robot è di origine ceca, significa lavoro pesante ed è ormai entrata a far parte dell’immaginario collettivo. L’uomo, con la sua fervida immaginazione, ha sempre dedicato a queste creature artificiali romanzi, storie, opere d’arte. Isaac Asimov, nel 1942, scrive Runaround, in cui descrive le leggi della robotica, poi riprese nel romanzo Io, robot. Queste leggi definiscono il ruolo che il robot deve avere all’interno della società: il suo comportamento deve rispettare l’uomo e non provocare danni alla sua sicurezza. Al robot, quindi, è attribuito un ruolo con confini ben definiti.
Negli anni ‘70 i robot vengono impiegati nella produzione industriale, ma operano in ambienti molto strutturati e separati da quelli dell’uomo. Negli anni ‘80 la separazione tra uomo e robot lascia il posto ad una maggiore libertà di movimento: i robot
si muovono con più disinvoltura nell’ambiente sociale, infrangendo la linea di demarcazione che li separa dall’uomo.
Passa il tempo e i robot diventano sempre più intelligenti, più autonomi, più capaci. Aumentano le attività umane in cui è prevista ed apprezzata la loro presenza:
- la medicina chirurghica, che permette interventi non invasivi a distanza, senza la presenza del chirurgo;
- l’educazione, che consente ai bambini di imparare, grazie alla presenza dei robot
- la telepresenza, che si serve di una macchina connessa e controllata a distanza, che interagisce in sostituzione di colui che la controlla
La robotica umanoide crea robot non solo intelligenti, ma simili all’uomo, con braccia, gambe, organi uditivi e visivi che permettono di rispondere agli stimoli esterni e di agire in autonomia. I robot umanoidi non sono ancora così sofisticati come le macchine intelligenti descritte dal cinema, ad esempio Andrew Martin interpretato da Robin Williams ne L’uomo bicentenario, ma si preparano a diventarlo.
Il robot diventa una macchina sempre più intelligente e con un’immagine sempre più umana: l’uomo, dal canto suo, interviene per arginare questa pacifica – per ora? – invasione. Nel Parlamento europeo, recentemente, è stata approvata una risoluzione illustrata dalla senatrice Mary Delvaux, risultato del lavoro di un gruppo di parlamentari sulle questioni legali relative allo sviluppo della robotica e dell’intelligenza artificiale. Molti sono gli argomenti affrontati: la creazione di un’agenzia europea per la robotica e l’intelligenza artificiale, l’istituzione di un codice di condotta dei robot, la definizione di una personalità elettronica.
“Le braccia di acciaio cromato del robot – capaci di piegare una sbarra dello spessore di sei centimetri – stringevano la bambina delicatamente, amorosamente, e i suoi occhi splendevano di un rosso intenso”, scriveva Asimov. Ai robot mancheranno solo le emozioni: siamo pronti ad un futuro di perfetta uguaglianza con loro?