Il fenomeno dell’outsourcing ha origini perlopiù contemporanee e viene solitamente associato a una radicale modifica nella concezione dell’impresa e, in particolare dell’industria. Si chiudeva negli anni Settanta l’era fordista, che concepiva l’azienda come un blocco monolitico, accentratore della fase produttiva. Un modello prevalentemente industriale che convogliava la produzione in grandi industrie in grado di controllare i fattori attraverso la produzione di massa e le economie di scala. L’innovazione per i tempi e la forza generata dalla teoria taylorista adottata dalle grandi aziende, come spesso accade, furono proprio le cause anche dell’affermazione di nuovi paradigmi economici. Con l’evoluzione dei mercati e dell’informazione, la globalizzazione ha intaccato le basi di questa teoria economica, rendendola inadatta alle repentine variazioni del mercato.
La nuova impresa e l’outsourcing
L’esigenza, a quei tempi, era dunque quella di creare un modello di impresa che fosse leggero, lean, in grado di modificarsi con la rapidità del mercato e che fosse sempre in grado di rispondere prontamente alle variazione della domanda. In questo contesto si è venuta a creare l’esigenza di un decentramento produttivo. L’outsourcing appunto non è altro che il trasferimento di una parte del processo produttivo all’esterno dell’azienda. Ciò avveniva in risposta, come già accennato, a un’esigenza di flessibilità delle aziende, che portavano fuori parti della produzione anche labour-intensive. La nascita del fenomeno dell’outsourcing si verifica dunque in seguito a una globalizzazione del mercato in cui le aziende, per sopravvivere, erano costrette a esternalizzare dei processi per ridurre i costi produzione-lavoro, per evitare sovraccarichi nelle scorte oppure per trasferire all’esterno il rischio d’impresa per quelle fasi produttive che vedevano margini di profitto troppo bassi.
Leggi anche: L’outsourcing. Un processo fondamentale per l’impresa moderna.
L’outsourcing oggi
Il contesto storico che ha posto le basi per la nascita dell’outsourcing è oggi più attuale che mai. Specialmente dopo la crisi del 2008, che ha colpito la maggior parte delle imprese italiane, l’incertezza e l’imprevedibilità del mercato tornano a minacciare i modelli organizzativi d’impresa. A questi fattori si aggiunge, nel periodo contemporaneo, un’ulteriore spinta sulla velocità dell’informazione. La rapidità con cui viaggiano le informazioni richiede alle aziende una capacità di cambiamento e di adeguamento ancora più veloce e adattiva. A queste esigenze risponde l’outsourcing, creando le basi per non mantenere internamente tutti i processi. Il controllo dei costi fissi, specialmente in un periodo di crisi, diventa cruciale per le piccole e grandi imprese, che tendono a evitare il più possibile questo tipo di effort economico, almeno in quella parte del processo produttivo in cui non vi è un’importanza strategica.
Perché esternalizzare?
Ma quali sono i reparti che solitamente le imprese gestiscono in outsourcing? Tendenzialmente HR, logistica, marketing e altri settori specialistici. Proprio per il livello di specializzazione richiesto da queste aree le aziende tendono ad affidarli in esterno a società e agenzie terze. Ma perché è vantaggioso ricorrere a questo mezzo? Ecco qualche punto che ne fa comprendere il successo riscosso:
Concentrarsi sulla core competence
Attraverso l’outsourcing, le imprese possono dedicare tutte le proprie energie a ciò che sanno fare meglio, che rappresenta il novero di competenze messo in campo ogni giorno per offrire un prodotto o un servizio migliore. Insomma perché dedicarsi ad attività che non si possono governare con estrema destrezza?
Abbattere i costi fissi
si ha la possibilità di controllare i costi relativi al ramo esternalizzato sulla base delle reali esigenze dell’impresa, cosa che è molto più difficile da fare mantenendo tutte le aree internamente. Un modo per convertire i costi fissi in costi variabili.
Si può contare su uno sguardo esterno e oggettivo sull’azienda
le agenzie con cui si collabora in esterno hanno uno sguardo esterno sull’azienda e riescono, pertanto, a cogliere dei fattori che dall’interno vengono difficilmente percepiti. Questo rappresenta un’importante occasione di crescita per ogni impresa.
Tenersi aggiornati
lavorare con società e agenzie B2B garantisce un alto livello di aggiornamento. Queste realtà sono costantemente in contatto con diversi player, riuscendo a mantenersi aggiornate e garantendo un alto grado di innovazione.
Nessun vincolo
non c’è dubbio che interrompere un rapporto con una società terza sia molto più semplice rispetto a rinnovare, rimpiazzare oppure eliminare del tutto un reparto interno. La collaborazione permette appunto di avvalersi di queste società nel momento in cui l’azienda ha particolare bisogno, salvo poi cessare il rapporto nel momento in cui non ci verifichi più la necessità.
Esperienza e specializzazione
molti dei servizi che vengono usualmente esternalizzati richiedono una mole di specializzazioni e, più in generale, un know-how, difficilmente ottenibile da qualsiasi impresa che non si dedichi interamente a questi servizi. Per questo risulta utile rivolgersi a professionisti specializzati nel settore.
I risultati
Sono queste dunque le motivazioni che spingono tante aziende ad avvalersi di alcuni servizi in outsourcing. Le ultime tendenze dimostrano come le imprese tendano sempre più a esternalizzare in special modo i servizi di HR e marketing. Così facendo, piccole e grandi imprese hanno modo di introdurre nel proprio business strumenti già predisposti, costruiti per il raggiungimento dei risultati, a un costo minore rispetto a tenerli internamente. A fronte di un minor management ci sono solitamente risultati migliori, un controllo del ROI più accurato e profittevole e la possibilità di scaricare alcune fasi ostiche ma oggigiorno indispensabili.
Vi è inoltre un indubbio accrescimento dal punto di vista professionale per l’impresa. Queste società infatti offrono, più o meno esplicitamente, un servizio di formazione e aggiornamento che è possibile riutilizzare nel medio-lungo raggio. In altre parole, grazie alla collaborazione si possono anche sviluppare internamente delle competenze che sottendono questo tipo di rapporti. Non solo un modo per fronteggiare la crisi dunque, un approccio al lavoro che può aprire la strada a innovazione, nuove competenze, relazioni e professionalità.
Leggi anche Unicredit abbandona Facebook